lunedì 21 marzo 2011

150 anni di MONDO ITALIANO...

di Maria Di Mare su Levanteonline.net

In questi giorni si è tanto dibattuto sull’importanza simbolica e morale di omaggiare la nostra penisola festeggiando il 150°anniversario dell’Unità d’Italia. Ognuno, in cuor suo, sa se è giusto o meno, e ognuno a modo proprio decide di ricordare quest’evento. Attraversando ogni fascia d’età ed ogni ceto sociale la commemorazione di questa ricorrenza ha assunto volti e voci differenti, dando luogo alle manifestazioni, d’amore e d’odio, più disparate.

Il C.I.T. (Centro Igiene Teatrale) ha scelto di esprimere il proprio parere sui trascorsi 150 anni dell’Italia unita nel modo che più gli si confà, ovverosia con un’opera teatrale dal titolo Mondo…italiano – ne mai più toccherò le sacre sponde, di scena a Napoli presso il Teatro Spazio Libero il 19 e il 20 marzo.



Il testo è nato dall’interessante compartecipazione di stili ed animi diversi che s’intrecciano per creare un unico lavoro redatto a sei mani, infatti a scriverlo sono stati in tre Andrea Bonetti, Antonio Ianuale e Antonio Lepre (anche regista della messa in scena).

Tre gli autori come tre sono le storie narrate: la prima è quella di un giovane nato proprio l’anno dell’unità d’Italia, la seconda quella di un ragazzo che si ritrova a Piazza del Plebiscito per votare il 2 giugno del 1946 il referendum per la nascita della Repubblica, e la terza è quella di un nostro contemporaneo. Solo alla fine dello spettacolo scopriremo che questi tre ragazzi si chiamano tutti Antonio, che hanno 25 anni, che sono napoletani e che sono costretti ad emigrare per trovare un lavoro e sperare in un’aspettativa di vita migliore altrove. Dei tre giovani si può parlare anche in termini cromatici, perché ad ognuno di loro è affidato simbolicamente un colore: il verde è primo il ragazzo, interpretato da Michele Maria lamberti, il secondo è bianco, ed è interpretato dallo stesso autore Antonio Lepre, e il rosso alla fine è il ragazzo dei giorni nostri Ciro Fiengo. Tre monologhi che attraversano la storia d’Italia e che hanno come comune denominatore un (amaro) fattore che sembra essere presente fin dall’inizio della storia, un fenomeno definito dallo stesso Bonetti come “radicato nel nostro popolo” : la migrazione.

Le storie sono raccontate con sguardo distaccato ma attento, che analizza gli avvenimenti del passato e partecipa con trasporto alle loro vicende presenti, rendendo lo spettatore un osservatore del tempo: assistiamo e prendiamo parte alle loro gioie, ai loro dolori e alle loro disillusioni; la ricerca di un futuro e tanta fortuna in America, le promesse di lavoro nelle miniere del Belgio che culmineranno nel disastro di Marcinelle, i sogni di gloria e il desiderio di mettere su famiglia con l’amore della propria vita, il distacco e le occhiatacce di chi ti addita con sospetto e sdegno, ma anche l’aiuto di chi ti viene in contro e ti da una mano.

Tutto questo rimarcando quanto sia importante lo sguardo e il modo in cui rivolgiamo quest’ultimo verso ciò che ci circonda: ad un certo punto, infatti, uno dei tre giovani dirà che quando sembra che tutto quello che è intorno a noi si sgretoli e non ci siano più certezze c’è la necessità, o meglio il dovere, da parte nostra, di alzare gli occhi puntando dritto verso il nostro futuro senza abbassare lo sguardo.

L’attualità del tema trattato permane, nonostante due delle storie presentate al pubblico siano così lontane dalla nostra memoria: se la prima migrazione è quella storica di fine ‘800, la seconda è quella che ha investito l’epoca del secondo dopoguerra, la terza è di certo quella che oggi giorno riguarda tanti giovani laureati costretti a lasciare i propri affetti allontanandosi da casa per cercare altrove la propria stabilità ma, come ci dice il terzo ragazzo Fiengo, <>.

I tre protagonisti non s’incontreranno se non in ultima battuta, durante gli ultimi cinque minuti dello spettacolo, seduti in un vagone ferroviario, possiamo immaginare, o a bordo di una nave. Per tutto il resto della messa in scena infatti, nonostante abbiano condiviso lo stesso palco regalando allo spettatore i loro ricordi e le loro esperienze, sono stati l’uno per l’altro come delle presenze invisibili, proiezioni quasi di uno stesso io, perché riflessi di uno stesso destino, ma cronologicamente distanti.

Mondo..italiano – ne più mai toccherò le sacre sponde racconta, attraverso la storia di tre emigranti, non solo la storia dell’Italia, ma ancora di più degli italiani, che si ritrovano in ricorrenza del 150° “compleanno” della loro madrepatria a dover dare a sé stessi delle risposte, più che continuare a porre domande. È cambiato qualcosa? Cambierà qualcosa?

Alla fine di uno spettacolo teatrale che sfruttando pochi elementi scenici in un contesto dove predominano il verde, il bianco e il rosso, giochi di luce essenziali e canzoni che appartengono al patrimonio italiano, agli spettatori è affidato l’arduo compito di dare una risposta a questi interrogativi.

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